lunedì 9 giugno 2008

I pescatori bloccano il traghetto per Ponza. Si inasprisce la protesta


Adesso la protesta si fa sul serio. Se non bastano incontri inconcludenti a risollevare l’economia ittica, si creano disagi per attirare l’attenzione su un problema reale e grave. I pescatori si sentono abbandonati da autorità e istituzioni, soli dinanzi a un problema che non possono risolvere: il caro gasolio. “Si può uscire in mare sapendo che il lavoro sarà a malapena sufficiente a rientrarci con le spese? È ammissibile lavorare senza guadagno alcuno, quando i costi del gasolio superano le rendite ricavate con la vendita del pescato?” Con questi interrogativi avevamo lasciato i pescatori sconsolati ma speranzosi, qualche giorno fa, con le braccia incrociate a gridare che la pesca non può andare avanti così. Li abbiamo ritrovati ieri mattina, più decisi a scendere in campo con azioni eclatanti, di quelle che ‘fanno notizia’. Hanno perso molta della speranza dei giorni scorsi. I contatti con le autorità non sono bastati per definire una soluzione per i propri problemi. Vittime senza colpa del caro-gasolio che appare inarrestabile, vittime allo stesso tempo di una politica inadeguata e insufficiente a loro tutela, i pescatori di Terracina ieri mattina sono passati dalle parole ai fatti. Appostati già dalle 7 all’uscita del porto, la loro protesta è di quelle che verranno ricordate. Con il suono delle sirene come a voler richiamare l’attenzione di tutti, con striscioni del tipo “Andremo tutti in cassa integrazione”, i pescherecci hanno ostacolato la partenza, prevista per le 8, della nave Carlo Forte della compagnia Snap, diretta a Ponza. Le imbarcazioni che popolavano in modo insolito il porto hanno manifestato la propria protesta in modo pacifico ed efficace, creando disagi ma nel pieno rispetto del lavoro del traghetto diretto all’isola pontina, con i suoi passeggeri a bordo. Non si sono verificate tensioni, solo la volontà di rendere pubblica una crisi che, denunciano i pescatori, “viene sottovalutata a torto, perché a farne le spese sono uomini umili, onesti e colpevolmente non tutelati.” La partenza della nave Carlo Forte è stata rimandata di mezz’ora, mentre i pescherecci si muovevano senza sosta. In particolare l’imbarcazione Tequila con il suo equipaggio si è avvicinato al traghetto Snap, per impedirne la partenza. Per evitare che si verificassero incidenti, sono scesi in acqua anche la polizia e la guardia costiera. Alle 8 e 30 il peschereccio Tequila si è spostato facendo strada alla nave che, effettuando manovre insolite, è riuscita a farsi largo tra gli altri pescherecci fermi allo sbocco del porto. “La protesta di questa mattina – afferma il pescatore Giampiero L’Aurora, impossibilitato a partecipare per il motore in avaria della sua barca – ha lo scopo di creare un disagio, non un blocco che non riteniamo giusto per i clienti della compagnia Snap. Abbiamo ritardato di 30 minuti la partenza del traghetto, in segno di protesta educata ma decisa. Non vogliamo che altri paghino per le colpe altrui, il mercato ittico sta già subendo troppi danni. Lo sciopero della pesca non ha sortito nei giorni scorsi l’effetto desiderato, perché i ristoranti hanno servito comunque il pesce, surgelato o proveniente dall’estero. Così abbiamo deciso di creare disagi a livello di traffico marittimo, ostacolando l’uscita dal porto della nave Carlo Forte.” È stato solo il primo giorno di protesta, sarà ripetuto anche questa mattina e lunedì. Se non servirà neppure questo, fanno sapere i pescatori, sono in programma altre manifestazioni. Un’ipotesi sarebbe gettare le proprie reti da pesca sulla strada, con disagi per il traffico cittadino.

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